Tribunale di Brescia, sentenza del 9 ottobre 2024, n. 4107 – azione di responsabilità ex art. 2476, co. 1, c.c., legittimazione ad agire, prescrizione, forma dei contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà o il godimento dell’azienda ex art. 2556 c.c.
L’art. 2476, co. 3, c.c. – che riconosce al socio di una s.r.l. la facoltà di esercitare l’azione sociale di responsabilità – configura un’ipotesi di legittimazione straordinaria sostitutiva ex art. 81 c.p.c., non esclusiva. Perciò anche la s.r.l. stessa è legittimata a far valere la responsabilità dell’amministratore, in quanto titolare del diritto leso, oltre che in forza di quanto disposto dall’art. 2476, co. 1, c.c., che disciplina espressamente la responsabilità dell’amministratore verso la società per i danni derivanti dall’inosservanza dei doveri imposti dalla legge e dall’atto costitutivo per l’attività gestoria compiuta.
L’art. 2393, co. 1, c.c., prescrive, per le sole s.p.a., la necessità di una deliberazione dell’assemblea che autorizza il promovimento dell’azione sociale di responsabilità, mentre non è dettata una norma analoga con riferimento alle s.r.l., né per queste è richiamato l’art. 2393, co. 1, c.c. anzidetto, pertanto deve concludersi che non sia necessaria alcuna delibera autorizzativa per l’esercizio di tale azione da parte di una s.r.l.
Rientra tra i compiti del liquidatore di una s.r.l. quello di promuovere azioni giudiziali volte a reintegrare il patrimonio sociale leso.
Per le imprese soggette ad iscrizione l’art. 2556 c.c. richiede la forma scritta – rectius la stipulazione mediante atto pubblico ovvero scrittura privata autenticata – per i contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà o il godimento dell’azienda, non ai fini della validità dei medesimi, ma ad probationem, salva l’osservanza delle forme richieste dalla legge per il trasferimento di singoli beni che compongono l’azienda (ad esempio beni immobili) o per la natura del contratto.
Il trasferimento di un’azienda dissimulato da una pluralità di atti negoziali atomistici (cessione di singoli beni strumentali, scioglimento del contratto di locazione dell’immobile in cui era esercitata l’attività d’impresa e contestuale stipula di analogo contratto ad opera dell’asserito cessionario, cessazione dei rapporti di lavoro e contestuale instaurazione dei medesimi con quest’ultimo) non configura il presupposto dell’azione di rivendicazione, ossia uno “spossessamento” materiale dell’azienda stessa. Quest’ultima, quale universalità di beni – non necessariamente soltanto materiali – e rapporti giuridici, non è suscettibile di essere appresa materialmente ed asportata, ma può esclusivamente costituire oggetto di disposizione negoziale. In tal caso sono i singoli atti di disposizione negoziale a dover essere impugnati, posto che l’accertamento della loro invalidità o inefficacia potrebbe comportare effetti restitutori.
L’amministratore di una società che abbia compiuto atti di disposizione negoziale volti a depauperare il patrimonio della medesima mediante la dismissione dell’azienda di cui questa era titolare, senza il pagamento di alcun corrispettivo e senza alcuna delibera, è responsabile verso la società gestita del danno cagionato. Risponde in solido con l’amministratore altresì la società beneficiaria dei predetti atti di disposizione, in quanto concorrente nell’illecito commesso dal primo.
Il termine quinquennale di prescrizione dell’azione di responsabilità sociale verso gli amministratori ex art. 2949 c.c. è, come noto, sospeso fino alla cessazione della loro carica, in forza di quanto previsto dall’art. 2941 n. 7, c.c.
Princìpi espressi nel giudizio instaurato da una s.r.l. – in persona del liquidatore – al fine di accertare la responsabilità ex art. 2476 c.c. del precedente amministratore unico ed ottenere il risarcimento del danno subito in ragione dell’avvenuta dismissione dell’azienda mediante una pluralità di atti di disposizione negoziale.
(Massime a cura di Giulio Bargnani)